Anno nuovo…ricominciano i tornei di sumo in Giappone, lo sport tradizionale per eccellenza. Durante l’anno si svolgono 6 tornei e solo nei mesi dispari nelle città di Tokyo, Osaka, Fukuoka e Nagoya.
Il sumo ha origini molto antiche ed è diventato professionistico dal 1600 circa ed E’ legato alla religione shintoista. Si combatteva per ingraziarsi gli dei e ricevere abbondanti raccolti.
Il sumo è una lotta corpo a corpo, praticata solo da uomini, durante la quale i due contendenti devono atterrare o buttare fuori dall’area di combattimento l’avversario. Scopo principale infatti è fare perdere l’equilibrio all’avversario. Da qui l’importanza del peso del sumotori(praticante di sumo). Essi vengono scelti e selezionati a scuola da piccoli e portati in palestra.
Per tutto il periodo della propria carriera deve indossare solo abiti tradizionali e tenere il caratteristico chignon.
La vita in palestra è abbastanza rigida, vivono come in una comunità si allenano quotidianamente rispettando una scala gerarchica tra allievi anziani e allievi giovani.
Ogni giorno mangiano il chankonabe cibo di per se’ salutare essendo uno stufato di carne di pollo (non si mangiano animali che camminano a quattro zampe perché nel sumo è simbolo di sconfitta)
Pesce, verdure e riso bianco. Il problema è la quantità: far ingrassare il sumotori è importante per potere vincere. Questo modus vivendi lo pagano caro poiché l’aspettativa di vita non è molto lunga, di circa 60 anni.
Durante i tornei i sumotori combattono tutti i giorni e conquista il trofeo chi ottiene piu’ vittorie, raggiungendo l’ambito rango di Yokozuna.
Come dicevo I rituali prima durante e dopo il combattimento hanno proprio origine nella religione shintoista.
Ad esempio Alzare le gambe una per volta e poi appoggiarle pesantemente a terra oltre che intimorire e distrarre l’avversario, in realtà è un gesto che servirebbe per allontanare gli spiriti maligni. E per lo stesso motivo si sparge il sale prima di combattere nell’area adibita.
In anni recenti il sumo ha vissuto momenti di crisi e alcuni campioni per alcuni anni non erano giapponesi ma originari delle isole Hawaii come Takamiyama e Musashimaru.
Oggi il mondo del sumo per sopravvivere ha dovuto aprirsi alle modernità internet, televisioni in lingua inglese (grossa novità per un paese ultratradizionalista) e sfruttare le immagini dei lottatori protagonisti.
Questo ha fatto si che a Tokyo nella mecca del sumo Ryogoku è diventata un importante area turistica dove si puo’ assistere (sempre con regole precisissime) agli allenamenti dei sumotori e assaggiare nei numerosi ristoranti della zona il loro caratteristico cibo chankonabe.