Tra le due foto passano trent’anni. Gara-insegnante: in mezzo un percorso judoisticamente lungo. Tra poco ricominciano le attività di palestra ed io mi ritrovo… dall’altra parte. Dalla parte dell’insegnante.
Mi ritrovo oramai a ricoprire un ruolo che ho scelto e che comporta di tutto un po’.
Mi fa ancora un po’ strano questo mio ruolo e a volte proprio non mi trovo a mio agio.
Al di là dei titoli accademici qualcuno mi chiama maestra, ma preferisco farmi chiamare col mio nome. Mi sembra che accorci le distanze con gli allievi..
Il rapporto coi propri allievi richiede impegno: maestro viene considerato colui che ha una certa esperienza. Esperienza che dovrebbe aiutare nel seguire i propri allievi.
E’ un rapporto particolare che richiede anche costanza, volontà e determinazione per affrontare i momenti che si condivideranno nella frequentazione piu’ o meno lunga tra le due figure.
Riuscire ad instaurare un rapporto di fiducia rispetto e stima tra queste due persone porta beneficio ad entrambi. Piu’ che definire “relazione” tra i due in realtà è un insieme di comportamenti ed azioni che potrebbero portare lontano entrambi.
La maggior parte delle situazioni le ho vissute anch’io prima dei miei allievi: la cosidetta esperienza. Mi ritrovo quindi dall’altra parte a rivivere le difficoltà a studiare ed applicare esercizi, tecniche nuove, gestirsi durante la lezione e con gli altri, cosi come gestirsi durante allenamenti intensi di uno stage lungo, affrontare gli esami di grado, affrontare la vittoria o sconfitta di una gara, gestire le emozioni che scaturiscono dalle situazioni…
Ci provo a trovare la soluzione rispettando la persona, il bambino, ragazzo o giovane che ho davanti. Insieme a loro stessi insieme al gruppo. Non esiste la ricetta giusta e capita che non si concluda nel modo desiderato. E si arrivi anche alla discussione e allo scontro.
Sta a entrambi capire e a me tocca di piu’, come proseguire.
